"Rob
stava lì, nella sua officina, le mani sporche di grasso così come
la sua tuta.
La
tv era accesa, nonostante l'orario lui era chiuso li dentro, col
carrello sotto una macchia a controllare quel motore di una vecchia
golf ormai troppo stanco per reggere i ritmi del suo proprietario.
La
telecronaca di una partita della nazionale riempiva l'aria afosa di
quell'estate.
Rob
se la ricordava bene quella sera, ricordava ancora adesso i brividi
sulla sua pelle abbronzata per natura e la sua peluria sull'attenti
dinnanzi a quell'emozione che credeva di aver dimenticato.
<<Materazzi
crossa, passa a Del Piero eeee....maledizione! Grande occasione
sprecata per i nostri azzurri!>>
La
mente a quel mondiale del 94, quell'occasione sprecata, quel goal
rubato, quel calcio di rigore fallito, quella traversa tanto temuta.
Ricordava
ogni singolo secondo di quei 90 minuti di quella partita
Italia-Brasile...quel 3-2.
Ricordava
le lacrime sui suoi occhi, ricordava i compagni, la delusione negli
occhi dei tifosi presenti nello stadio; sentiva addosso la pesantezza
della sconfitta, causata per mano sua, designatrice della fine d'un
sogno.
E
in quel momento i suoi pensieri volarono ai suoi ex amici e compagni
di squadra ora grandi allenatori e businessman del calcio.
Lui
se li ricordava i suoi sogni di ragazzo. Ma dopo quel mondiale nulla
era stato più lo stesso.
Tornato
in Hotel, tutto lo staff continuava a ripetere che erano una squadra,
rappresentanze di una nazione, che non era stato lui a farlo perdere
bensì era stata la squadra a non aver avuto abbastanza forza per
vincere quelle belve brasiliane dai piedi leggeri e il cuore
infuocato.
Ma
una volta nella sua stanza, lo specchio fu testimone del suo
giuramento: all'età di 37 anni era giunta l'ora di abbandonare quel
sogno, di abbandonare la sua carriera da calciatore, la sua ascesa
alla ricchezza e al successo nel mondo delle eccellenze sportive.
Strinse
tra le mani quella figurina panini che lo ritraeva sorridente e fiero
dei sacrifici compiuti per arrivare fino a quel traguardo. Ma ora
tutto doveva avere una fine.
Sarebbe
tornato al suo paese, si sarebbe dedicato alla sua famiglia e sarebbe
tornato all'anonimato, sarebbe tornato ad essere per i suoi figli
quello che tutti i padri sono: un eroe della quotidianità, di quelli
con le mani sporche e con le bollette da pagare a fine mese.
E
quello era diventato Rob e mai, nemmeno per un secondo aveva
rimpianto quella scelta, nonostante tutti, dai più grandi
giornalisti al giornalaio della piazza principale, continuassero a
sostenere e a commiserarlo per la terribile disgrazia che lo aveva
escluso da quel mondo dorato per un errore all'ultimo minuto del
mondiale."